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La Sale Leopardiane di Villa Colloredo Mels
  • 25/04/2022
  • Staff myRecanati
  • Curiosità
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La Sale Leopardiane di Villa Colloredo Mels

Al piano nobile del Museo Civico Villa Colloredo Mels, oltre alla Pinacoteca Civica, si trovano anche alcune sale dedicate a Giacomo Leopardi dove è possibile ammirare preziosi documenti, cimeli, manoscritti, lettere autografe e opere d'arte che appartengono alla collezione del Comune di Recanati. La nascita di questa importante collezione leopardiana risale al 1881 quando il Comune creò una biblioteca leopardiana in concomitanza del primo centenario della nascita del poeta (1898). La sezione leopardiana è stata riallestita a dicembre 2017, in occasione dell'inaugurazione della mostra "Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi". I curatori del riallestimento sono stati Laura Melosi, docente di letteratura presso l'Università degli Studi di Macerata e Direttrice della Cattedra Giacomo Leopardi e Lorenzo Abbate, docente presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Macerata.  Una parte di ciò che possiamo vedere esposto è stata donata dall'editore Felice Le Monnier al Comune di Recanati nel 1881. In particolare i materiali preparatori dell'edizione complessiva di Leopardi, le Opere, eseguita nel 1845 da Le Monnier su pressione di Antonio Ranieri e Pietro Giordani. Un pezzo fra i più importanti è rappresentato poi dal Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, un testo poco conosciuto ma dal contenuto molto significativo dove Leopardi affronta il tema della pericolosità delle superstizioni e approfondisce la loro influenza sullo sviluppo culturale e civile dei popoli antichi e moderni. Questo è uno dei due manoscritti esistenti e si tratta di una copia fatta preparare da Giacomo con l'intento di inviarla all'Editore Stella nel 1815, lo scopo era quello di vedere subito pubblicato il lavoro che purtroppo però vedrà la luce solo nel 1846 a cura di Prospero Viani. Si tratta di un prezioso manoscritto caratterizzato da correzioni autografe di Leopardi. Sempre parte della donazione di Le Monnier è la maschera funebre fatta realizzare da Antonio Ranieri il 14 giugno 1837 direttamente sulla salma di Leopardi. Ranieri inviò successivamente il calco a Le Monnier affinché quest'ultimo lo prendesse a modello per realizzare un'incisione che adornasse l'edizione delle Opere del 1845. 
Questa importantissima e ricca donazione valse a Le Monnier una medaglia d'oro e la cittadinanza onoraria.

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Un'altra importante donazione che ha consentito di raccogliere preziosi cimeli e opere legate a Leopardi, è stata quella legata al lascito testamentario di Teresa Teja, seconda moglie di Carlo Leopardi, fratello minore di Giacomo, che nel 1898 donò al Comune di Recanati una piccola galleria di ritratti di famiglia realizzati dal pittore anconetano Giovanni Gallucci intorno al 1860 su diretta indicazione e sorveglianza di Carlo Leopardi. I ritratti presenti raffigurano Adelaide Antici, madre di Giacomo, Monaldo Leopardi, padre del poeta, Giacomo e i fratelli Carlo, Pierfrancesco e Paolina. Il ritratto di Giacomo fu ricavato dallo schizzo eseguito qualche anno prima da Luigi Lolli, i ritratti di Monaldo e Adelaide furono realizzati a partire dai medaglioni conservati dalla famiglia, quelli di Carlo e Paolina furono dipinti dal vivo mentre quelli degli altri fratelli furono realizzati sotto la direzione di Carlo che, attraverso i suoi ricordi, ha guidato la mano di Giovanni Gallucci con "memoria prodigiosa e sensibilità d'artista" al fine di rendere autentica la fisionomia dei volti raffigurati. In questa sala è poi possibile ammirare un'altra significativa e suggestiva opera d'arte: Giacomo Leopardi sul letto di morte, olio su tela realizzato da Giuseppe Ciaranfi nel 1898, su commissione del senatore Filippo Mariotti e successivamente donato al Comune di Recanati. Per la realizzazione del dipinto il pittore si è avvalso della maschera funebre di Leopardi che all'epoca era già conservata presso il Comune di Recanati.

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All'interno di una bacheca sono poi esposte tre importanti lettere autografe di Leopardi. La prima venne inviata all'editore milanese Antonio Fortunato Stella nel marzo del 1818 e accompagnava l'invio dell'opera Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, saggio destinato a una rivista dell'editore Stella che rimase però inedito. La seconda lettera è sicuramente la più toccante e la più bella: si tratta di una lettera scritta da Giacomo al padre Monaldo che risale al luglio del 1833 dove il poeta racconta il difficile periodo che ha dovuto attraversare a causa di un'infezione agli occhi che ne pregiudicò significativamente la capacità di lettura e scrittura. L'ultima lettera è invece del 1819 ed è destinata a Bartolomeo Borghesi, famoso erudito e archeologo a cui Leopardi inviò un esemplare dei primi testi dei Canti, le canzoni All'Italia e Sopra il Monumento di Dante che sono state edite per la prima volta a Roma alla fine del 1818. Sempre all'interno di questa bacheca si trova esposta una miniatura in avorio che ritrae Giacomo Leopardi, eseguita da Maria Farina, pittrice del secondo Ottocento che ha donato quest'opera al Comune di Recanati nel 1898, in occasione del centenario della nascita del poeta.

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In un'altra bacheca è possibile ammirare una rara e preziosa edizione delle Poesie di Leopardi aperta sulla poesia A se stesso, commovente lirica dei Canti di Leopardi che si conclude con il riconoscimento dell'"infinita vanità del tutto". Il manoscritto collocato accanto è l'autografo del discorso di Giordani Al più caro degli amici che doveva apparire come recensione alle Canzoni leopardiane stampate a Bologna nel 1824 dove viene celebrata l'importanza di questa edizione dei canti e dove Giordani rivendica di essere stato uno dei primi ad aver intuito e segnalato l'importanza letteraria delle opere leopardiane. Questo importante manoscritto è stato donato al Comune di Recanati da Antonio Gussalli, erede delle carte di Pietro Giordani. L'ultimo pezzo esposto nella bacheca è uno dei cimeli più importanti della mostra e anche uno dei più significativi da un punto di vista emozionale, si tratta di un foglio di album ottocentesco che i padroni di casa dei più importanti salotti letterari dell'epoca usavano mettere a disposizione dei loro ospiti per lasciare una dedica, un commento, un pensiero o più semplicemente una firma. Sul foglio esposto (non sappiamo chi sia il proprietario dell'album al quale era originariamente attaccato) troviamo una dedica di Leopardi che fa parlare in sua vece Petrarca trascrivendo alcuni versi del Canzoniere che esplicitano la profonda sensibilità e l'intimo tormento di Leopardi: «E le cose presenti e le passate / Mi danno guerra, e le future ancora; E ‘l rimembrar e l'aspettar m'accora» tratto da Rerum Vulgarium Fragmenta, 272 "La vita fugge e non s'arresta un'ora".

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Un'intera bacheca contiene materiali che attestano il forte riconoscimento del Comune di Recanati e del Senato italiano alla tutela e alla divulgazione delle opere leopardiane. Dobbiamo sapere infatti che i manoscritti appartenuti a Leopardi, dopo la sua morte, furono conservati da Antonio Ranieri il quale, prima di morire, lasciò detto che in seguito alla sua scomparsa, le carte sarebbero dovute passare alla Biblioteca Nazionale di Napoli ma solo dopo la morte delle due domestiche a cui erano stati lasciati in custodia. Giosuè Carducci e Filippo Mariotti si mobilitarono subito al fine di sensibilizzare le autorità ministeriali ad una rapida e veloce risoluzione della questione e alla salvaguardia dei manoscritti. Le carte furono quindi sottoposte a una commissione presieduta dallo stesso Carducci grazie al quale si scoprirono testi fondamentali come lo Zibaldone, di cui la prima edizione uscì tra il 1898 e il 1900 per cura dello stesso Carducci: nella bacheca è esposta una prima e preziosa edizione dello Zibaldone leopardiano, realizzata in soli venti esemplari e donata da Mariotti al Comune di Recanati.

Un'altra bacheca contiene alcuni intimi cimeli di Leopardi, alcuni frammenti di vestiario (frammento di soprabito, di gilet e di un tacco) rinvenuti durante la sepoltura di Leopardi a Fuorigrotta (Napoli). Questi resti sono stati prelevati e conservati dal prof. Angelo Zuccarelli che eseguì la ricognizione sui resti mortali del poeta e successivamente furono ceduti da suo nipote al Comune di Recanati.

A rendere ancora più accogliente la visita delle Sale Leopardiane troviamo un touch screen dal quale è possibile vedere e ascoltare un' introduzione, a cura della Docente Laura Melosi, che ci racconta e spiega il contenuto di questa preziosa sezione ospitata all'interno del Museo Villa Colloredo Mels.

Per informazioni:

Museo Civico Villa Colloredo Mels, Via Gregorio XII, Recanati

Siti internet: www.infinitorecanati.it; www.myrecanati.it

Tel: 0717570410

E mail: recanati@sistemamuseo.it