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L'Annunciazione di Olivuccio di Ciccarello
  • 30/03/2023
  • Staff myRecanati
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L'Annunciazione di Olivuccio di Ciccarello

All'interno della Pinacoteca Civica di Recanati, oltre alla celebre Annunciazione del Maestro rinascimentale Lorenzo Lotto, è esposta anche un'altra Annunciazione, meno conosciuta ma non per questo da ritenere meno significativa. Si tratta dell'Annunciazione rappresentata su uno dei tanti frammenti di affreschi staccati dalla Chiesa di Sant'Agostino di Recanati e realizzati da Olivuccio di Ciccarello. Le notizie di questo autore sono molto scarse e vanno dal 1388 al 1439, alcuni documenti lo indicano come originario di Camerino, con bottega ad Ancona ma in alcuni passi è indicato come De Racaneto, segno che frequentava con continuità la città probabilmente per la committenza agostiniana e molto tempo prima di quella di Loreto (1429). Fino al 2002 non si conosceva nessuna opera realizzata da questo autore anche se erano già noti il suo nome e la sua importanza. Il duca di Milano Filippo Maria Visconti, nel 1429, infatti, gli aveva commissionato la decorazione ad affresco della Santa Casa di Loreto, oggi non più visibile. Nel 2002, però, ci fu una svolta: sul Crocifisso del 1396 conservato a Macerata Feltria, la firma dell'artefice, che fino a quel momento era stata letta Carolusda Camerino, in seguito a un'intuizione dello storico dell'arte Matteo Mazzalupi, si rivelò come Ciccarellus; l'opera venne così riportata al suo vero autore, Olivuccio. Di conseguenza, tutte le opere che erano state attribuite al pittore Carlo da Camerino, perché possedevano analogie stilistiche con il Crocifisso, unica opera firmata, furono assegnate a Olivuccio di Ciccarello. Carlo risultò essere così una figura fittizia, tanto da essere definito da Mazzalupi "il pittore inesistente", mentre Olivuccio, pittore di cui era noto il nome, ma a cui, come già ricordato, non era attribuita neppure un'opera, ebbe finalmente riconosciuta la paternità dei propri dipinti. Olivuccio di Ciccarello operante dal 1388 al 1439, fu il precursore della pittura marchigiana del XV secolo, nonché la figura principale della scuola di pittura di Ancona dove è attestato nel 1390.

Il frammento raffigurante l'Annunciazione, esposto a Villa Colloredo Mels, fa parte di un ciclo di affreschi dal titolo "Storie della Vergine, evangelisti e dottori della Chiesa, allegorie agostiniane e Santi" che risale al 1420-1430 ed è composto da sette frammenti staccati e rimontati su supporto fisso, provenienti dalla Chiesa di Sant'Agostino a Recanati. Questi affreschi costituiscono la più vasta impresa pittorica conservata di Olivuccio di Ciccarello, purtroppo ridotti a frammenti e invisibili a seguito della ristrutturazione settecentesca della Chiesa, compiuta su disegno di Ferdinando Bibbiena. Vennero scoperti alla fine dell'Ottocento e pubblicati, con attribuzioni diverse, fino a che non furono faticosamente e purtroppo solo parzialmente staccati, riportati su pannelli e infine restaurati nel 1973 dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici delle Marche di Urbino. Dopo essere stati a lungo nei depositi di Palazzo Ducale, furono esposti in occasione della mostra intitolata "Fioritura tardogotica nelle Marche" (Urbino, 1998) e poi, su richiesta del Comune di Recanati, furono collocati nella nuova sede della Pinacoteca comunale, a Villa Colloredo Mels, dove tutt'ora si trovano, conservati in sette pezzi rimontati su pannelli.

L'Annunciazione di Olivuccio di Ciccarello

Questi affreschi originariamente decoravano l'arcone trionfale e il coro della gotica e maestosa Chiesa di Sant'Agostino. L'Annunciazione, in particolare, era accolta dagli spicchi dell'arco trionfale e affiancata da due Santi e due Arcangeli; la crociera, divisa in quattro vele, accoglieva gli evangelisti in coppia con i dottori della Chiesa. Nelle lunette invece erano rappresentati rispettivamente: l'Offerta rifiutata di Gioacchino e la Natività, insieme all'Annuncio ai pastori. Nel lunettone della parete dell'altare era dipinta una raffigurazione simbolica, contenuta in cerchi affiancati (in parte staccati) che rappresenta le complesse allegorie relative a Sant'Agostino "Maestro dell'Ordine", similmente a quanto si vede rappresentato in due affreschi frammentari: rispettivamente a Ferrara, già nella Chiesa di Sant'Andrea (oggi nella Pinacoteca nazionale) e a Padova nella Chiesa degli Eremitani, Cappella Cortelleri. Si tratta di due cicli la cui complessa articolazione è intelligibile grazie a una serie di miniature bolognesi, quali il commentario giuridico di Bartolo da Sassoferrato miniato da Nicolò di Giacomo, conservato a Madrid nella Biblioteca Nazionale. Altre figure, tra cui Cristo Benedicente e quattro patriarchi, decoravano lo strombo di una finestra, mentre su due semicolonne a sinistra, parte di un pilastro gotico polistilo, sono presenti due figure di San Sebastiano (attribuite a Giacomo di Nicola da Recanati) mentre nei pressi del pilastro di destra sopravvivono una Santa Martire e un bellissimo San Martino cavaliere.

Come si intuisce anche da questa sommaria descrizione, si tratta di un ciclo complesso, incentrato sulla figura della Vergine, per molti aspetti legato alle decorazioni allegoriche presenti in molte importanti fondazioni agostiniane. Molte le assonanze con gli affreschi di Giovanni da Rimini nella Cappella del campanile della Chiesa di Sant'Agostino di Rimini (in particolare per la posa della Vergine nell'Annunciazione), altre affinità iconografiche possono essere riscontrate nella volta, ridisegnata da Olivuccio sulla cognizione delle crociere riminesi, prima fra tutte quella del cappellone di San Nicola a Tolentino, opera di Pietro da Rimini che molto probabilmente Olivuccio aveva conosciuto di persona, qui si ritrova raffigurato anche il Divino Bambino che, completamente nudo riprende il volo verso la Vergine seguendo la scia della colomba mistica nell'Annunciazione. L'idea di raffigurare Gesù Bambino in forma corporale che si «dirige» verso la Vergine è dunque ripresa dall'analogo episodio raffigurato nel Cappellone del noto santuario agostiniano di S. Nicola di Tolentino, affrescato da seguaci di Giotto di Rimini (Pietro da Rimini) negli anni Venti del XIV secolo. Anche la volta della cupola trecentesca di Recanati è stata realizzata sulla base del modello della volta del Cappellone del noto santuario agostiniano di S. Nicola di Tolentino. 

L'opera di Olivuccio di Ciccarello non è dunque una pala d'altare, come il soggetto di Lorenzo Lotto del XVI secolo, ma una raffigurazione del messaggio teologico ai fedeli dell'epoca, legato al Mistero dell'Incarnazione nonché elemento centrale di culto nella vicina Santa Casa di Loreto (all'epoca ancora un piccolo santuario dove l'artista tornerà a lavorare nel 1429). Se ci addentriamo nella lettura vera e propria dell'opera notiamo che Maria Vergine viene rappresentata mentre è intenta a leggere il libro di preghiere che viene raffigurato chiuso sulla panca dipinta di fronte a lei, la Vergine viene colta nel momento della "conturbatio", cioè nel momento del turbamento provocato dall'arrivo dell'angelo e dalle sue parole, da notare anche il rossore delle sue guance. L'arcangelo Gabriele reca in mano il giglio (simbolo della purezza di Maria) e si volge in maniera diretta a Maria Vergine; si inginocchia a terra di fronte al Mistero dell'Incarnazione, che si materializza attraverso tre elementi: Dio Padre in alto sulle nuvole si materializza attraverso la mano destra che emanava il fascio di serafini rossi; la colomba dello Spirito Santo che si avvicina al volto di Maria e la spinge a ritrarsi, viene raffigurata in modo da essere vista e percepita dai fedeli che guardavano la scena dal basso e infine Gesù Bambino raffigurato in forma corporale che segue la colomba dell'Annunciazione, sta «volando» verso la Madre avvolto da una nuvola di serafini rossi.

 

 

L'Annunciazione di Olivuccio di Ciccarello

Per informazioni:

Musei Civici Villa Colloredo Mels, Via Gregorio XII, Recanati

Tel: 0717570410

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Whatsapp: 393 8761779

Siti web: www.infinitorecanati.itwww.myrecanati.it